Bilia o biglia

Quante volte ci siamo trovati ad avere indecisioni sulle tante coppie di nomi che nella lingua italiana creano qualche volta in noi alcune indecisioni su come si deve davvero scrivere un dato per seguire le più corrette ed eleganti regole grammaticali.

Un caso che avrà interessato molti giocatori di biliardo, ma non solo, è la coppia biglia bilia, una copia di due allotropi: questo è il nome scientifico che la linguistica, la scienza che studia la produzione e il funzionamento del linguaggio umano, ha trovato per definire queste coppie in cui per due diversi modi di scrivere una parola, uno vale l’altro, e il significato resta sempre lo stesso.

Certo però qualche accorgimento in più per capire come è meglio scrivere e pronunciare la parola che stiamo cercando, possiamo aggiungerlo alla semplice constatazione del fatto che più e più dizionari segnano la parola come esprimibile in tutte e due le forme.

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Le derivazioni dal latino

La parola bilia o biglia è un nome comune singolare femminile, che può essere considerato derivante dal latino bulla che, come ci spiegano i dizionari etimologici, alle volta usava questa parola per intendere una cosa dalla forma rotonda. Altri studiosi ritengono però che tale parola derivi da un altro termine latino che sarebbe pila, e specie dall’aggettivo derivato pilea, che concorderebbe anche con una voce appartenente alla lingua olandese che recita bikkel per identificare quegli ossicini con i quali molti bambini un tempo erano soliti creare dei peculiarissimi giochi da tavolo.

In ogni caso con queste parole ci si riferisce sempre a delle palle d’osso o d’avorio con le quali si gioca a biliardo, ma proprio la stessa parola senza alcuna distinzione si usa anche per identificare le sei buche del biliardo destinate a ricevere le stesse palle. Proprio da quest’ultimo uso deriva poi anche un’espressione molto comune tra i giocatori: andare in bilia, ovvero l’atto di lasciar cadere le palle del gioco dentro la buca, che porta alla perdita delle gare. Perciò in modo figurato è entrato nell’uso comune della lingua, specie a partire da ambienti aristocratici soliti al gioco del biliardo, andare in bilia per riferirsi al più comune fallire, conseguire un fallimento o una perdita di vario tipo, una delusione personale.

La bilia, però, non è soltanto qualcosa di riferito a questo mondo upper-class e al suo tessuto sui toni del verde. La parola che stiamo analizzando può infatti riferirsi anche ad una pallina in vetro, terracotta, od anche plastica con cui sono soliti giocare i bambini.

Dal biliardo alle biglie dei bambini

Un bambino con delle biglie di vetro può davvero inventare decine e decine di giochi differenti, a cui possono anche aggiungersi molti altri giocatori: uno strumento utile quindi anche per creare giochi più che adatti a stimolare la socialità e ogni tanto anche qualche litigio. Sono più che noti i casi di grande passione nei confronti anche del collezionismo che alcuni sviluppano nei confronti delle biglie: una passione molto strana che ha riempito la casa di qualcuno di palline di tutti i colori possibili, composte dai materiali più impensabili, e raccolte dalle parti più sparpagliate del mondo. Ad ogni modo il gioco fondamentale che si gioca solitamente con le biglie consiste nel riuscire a spingere una bilia il più vicino possibile a quella di un avversario, sempre però rispettando determinate regole molto particolari sulle quali ci si è accordati in anticipo. Generalmente, comunque, il giocatore, se riesce nel suo intento, si può appropriare della bilia appena toccata. Una tecnica particolare viene poi insegnata a tutti i giocatori in erba per lanciare le bilie con il massimo della precisione e dell’efficacia: sarà a dir poco fondamentale conoscere questa tecnica per assicurarsi vittorie e tanto altro. Il lancio perfetto viene quando la biglia viene posta nell'incavo dell'indice ed è poi proiettata con un leggero tocco del pollice. Un gioco antichissimo, se è vero che le prime testimonianze ci rimandano a conoscenze che lo attestano già nell'antico Egitto ed anche nella Roma antica e paleocristiana, un gioco che, non si dimentichi, ha conosciuto poi l’apice del successo e della diffusione proprio durante i secoli più bui del Medioevo, momento nel quale era diventato uno svago conseguibile senza sprecare denari in materiali, ed anzi magari tentando di guadagnarne tramite scommesse sul gioco, che spesso si legava a dimensioni magiche che richiamavano la circolarità dei pianeti e tanto altro. Ad oggi comunque il successo del gioco delle biglie non è per niente messo male, basti pensare che ogni anno giocatori provenienti da tutti gli angoli del mondo si riuniscono per concorrere in un campionato convenzionato con numerosissimi Paesi.

Tornando però ai necessari chiarimenti sulla coppia di parole così simili, ma non identiche, che stiamo discutendo non dobbiamo dimenticare che nonostante le derivazioni dal latino sopra citate che sono sicuramente fondamentali per una lingua romanza come l’italiano così dipendente dalla madre più antica, è fondamentale ricordare proprio che molti dizionari storici, ovvero quei dizionari che guardano a quando una data parola compare nella lingua e nella letteratura, proprio questi segnano la parola biglia come derivante dalla lingua francese, come un prestito che si presenta a partire dall’Ottocento, guarda caso proprio quel secolo che di più ha visto la prima diffusione internazionale del gioco del biliardo e dei suoi strumenti.

Se così però davvero stanno le cose allora le carte in tavola cambiano, e non di poco. Su questi dizionari a lemma, ovvero come termine principale, si trova sempre bilia, e solo sotto poi biglia come rimando.

Il Dizionario....

Il dizionario Gabrielli in due volumi, ad esempio, considera biglia come forma non consona ed aggiunge poi che la pronuncia e il modo di scrivere più corretti da identificarsi con bilia "ripete la pronunzia del francese bille e dello spagnolo billas". Insomma, prendendo esempio da queste due dominanti lingue europee bisogna pronunciare anche in italiano bilia come prima scelta. Attenzione però ancora una volta, perché i particolari suoni della lingua francese fanno effettivamente sì che bille si scriva con la doppia l, ma che questa coppia si legga con il nesso gl: un bel problema nella trasposizione in italiano, perché la scrittura indica verso la scelta di bilia, ma la pronuncia del francese stesso suggerisce biglia.

Aggiungiamo a queste autorevoli fonti, allora anche altri preziosi ed istituzionali dizionari come il Treccani o il DOP che convengono entrambi invece su biglia, identificandola come la soluzione più comune quando il riferimento nel proprio discorso non è al biliardo, ma a quelle palline, di vetro o di altro materiale, che usano i bambini nei giochi.

Questi dizionari dividono insomma con precisione le due parole sulle quali abbiamo tante indecisioni: con bilia ci si riferisce a palle e buche legate al gioco del biliardo, mentre con biglia stiamo parlando degli strumenti utilizzati dai bambini per i loro giochi.

Un caso esemplare: l'analogia dei prestiti dal francese

Un altro piccolo accorgimento per scegliere al meglio lo possiamo ricavare poi da un’analogia con un altro caso simile che coinvolge latino francese e italiano: in francese non è pronunciata nessuna L, quindi proprio non si vede perché si dovrebbe trascrivere bilia. L’esempio lampante cui stavamo prima alludendo è poi proprio il caso del latino filia(m), che in francese ha dato fille /fij/ e in italiano invece rimane differentemente e autonomamente figlia, non già filia.

I prestiti di parole che vengono dal francese con /-j-/ dovrebbero adattarsi tutti in /-LL-/, preferibilmente, regola confermata anche dal particolare caso dell’italiano tagliore per rendere il celebre francese tailleur.

I casi e le fonti sono insomma molti, ma con qualche chiarimento, qualche breve ricerca storica e dritta di linguistica ogni dubbio sparisce in fretta e si può presto avere bene in mente come si vuole usare la lingua, non a proprio piacimento, ma ben in linea con le norme della grammatica, la tradizione e il senso logico che unisce tra loro lingue anche molto lontane. Biglia o bilia? Sarà dunque la vostra personale intelligenza a ricordarvi qual è la forma più adatta!

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